La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una condizione costituita da una serie di disturbi molto comuni e debilitanti.
Interessa circa il 10% della popolazione, soprattutto di genere femminile, con un tasso più alto di prevalenza fra i 20 ed i 50 anni.
Nei casi più gravi questa condizione determina una riduzione della qualità della vita ed in circa il 60% dei casi i pazienti lamentano debolezza, affaticamento ed emicrania.
Nota anche come “colon irritabile” o “colite spastica”, questa sindrome è diversa dalle cosiddette malattie infiammatorie intestinali (come ad es. il morbo di Crohn). Infatti, mentre in queste ultime c’è un’alterazione dell’anatomia intestinale, nell’intestino irritabile l’anatomia dell’intestino è normale e non presenta anomalie.
Quali sono le cause dell’intestino irritabile?
Nonostante i numerosi studi in merito, le cause della sindrome del colon irritabile non si conoscono con precisione.
Secondo le ipotesi più attendibili, all’origine della condizione ci sarebbe una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose che innervano l’intestino e muscoli intestinali. Questo è il motivo per cui si ritiene che lo stress giochi un ruolo importante sullo stato dell’intestino irritabile.
La sindrome dell’intestino irritabile si presenta spesso in associazione con altri disordini del tratto digestivo, come la dispepsia funzionale e la malattia da reflusso gastroesofageo, così come altre patologie, inclusa la celiachia.
Quali sono i sintomi dell’intestino irritabile?
La sindrome dell’intestino irritabile si presenta tipicamente con fastidi o dolori addominali che migliorano dopo l’evacuazione.
Per poter parlare di sindrome dell’intestino irritabile, dolore o fastidio addominale (insorti almeno sei mesi prima della diagnosi) devono essere presenti per almeno 3 giorni al mese per circa 3 mesi, in associazione a due o più sintomi tipici quali:
L’andamento dei sintomi è cronico con carattere fluttuante nel corso degli anni; le riacutizzazioni dei sintomi spesso coincidono con eventi stressanti di tipo fisico (es. interventi chirurgici, infezioni virali o batteriche) o di tipo psichico (es. stress, preoccupazioni, eventi spiacevoli).
In alcune circostanze i sintomi peggiorano…
Sono chiamati triggers, ovvero stimoli che determinano la comparsa dei sintomi tipici della sindrome del colon irritabile.
I medici li definiscono anche “grilletti” (triggers in inglese), coinvolgono statisticamente i pazienti con IBS determinando la riacutizzazione dei sintomi. Troviamo:
Come si diagnostica l’IBS?
Formulare una diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile non è semplice, per almeno due motivi: la mancanza di un test diagnostico specifico e l’aspecificità dei sintomi (i sintomi sono comuni a tante altre patologie dell’intestino).
La diagnosi, quindi, si basa sulla classificazione sintomatologica ed è detta di “esclusione”, dal momento che i sintomi sono presenti, ma non ci sono malattie organiche specifiche che li giustifichino.
In presenza dei sintomi tipici occorre, innanzitutto, parlare col proprio medico di fiducia che, per una diagnosi più precisa, provvederà a prescrivere esami specifici del sangue e delle feci o la colonscopia, solitamente consigliata quando i sintomi si presentano dopo i 50 anni di età.
Quali sono i rimedi e le terapie per la sindrome dell’intestino irritabile?
Non c’è una cura che possa dirsi universale. La strategia terapeutica per l’IBS si basa principalmente sul trattamento dei sintomi, essendo spesso sconosciuta la causa scatenante.
Il primo approccio, quindi, prevede l’intervento sui sintomi attraverso la correzione di abitudini alimentari scorrette e di stili di vita poco sani.
Solo in alcuni casi, sempre a seguito del consiglio dello specialista, si può anche ricorrere a terapie farmacologiche e/o fitoterapiche.
L’approccio alla sintomatologia si basa su:
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